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CONTRIBUTIONS: ENRICO MOLTENI

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AUTOR

Enrico Molteni (Mariano Comense, 1969), si è laureato in Architettura al Politecnico di Milano, nel 1994. Dal 1991 al 1993 ha studiato alla Arkitektskolen i Aarhus, Danimarca. Sta ora frequentando un corso di Dottorato presso la ETSAV (Università di Barcelona).
Ha collaborato con lo studio di Eugenio Gentili Tedeschi, Milano, e collabora dal 1995 con lo studio di Elias Torres e José Antonio Marinez Lapeña, Barcellona.
Ha pubblicato il libro Älvaro Siza. Barrio de la Malagueira, Évora, UPC, 1997 e organizzato una esposizione itinerante sullo stesso tema.

Enrico Molteni (Mariano Comense, 1969) is an architect. From 1989-94 he studied architecture at the Politecnico di Milano. He also studied at Arkitektskolen i Aarhus, Denmark. He is now studying at the School of Architecture, University of Barcelona.
He was collaborator of the architect Eugenio Gentili Tedeschi, in Milan. From 1995 he is collaborator of the studio Elias Torres and José Antonio Martinez Lapeña, in Barcelona.
He has published the book Älvaro Siza. Barrio de la Malagueira, Évora, UPC, 1997. He has also organized an exhibition about Siza’s work at Évora.


 
ABOUT TWO SKETCHES BY ALVARO SIZA
Sketches made for Malagueira Social Housing, Évora, Portugal.


1.
The first sketch dates March 1977. It witnesses Siza’s first visit to the site.
Siza walks around the 27 He of the site outside the city walls, following rural paths still kept up through the use of some inhabitants of the illegal neighborhoods. One of theese paths leads to a square tub of water under a tree.
The sketch represents precisely a man beside a square tub of water under a tree. That is Siza himself, alone in the middle of the fields, holding a notebook while drawing. His sketch records the following: the city skyline with the cathedral towers on the top of the hill, light ondulation of the fields, a “water line” running across, three small trees and an eucaliptus on the left. The word “quinta” points out the position of the Quinta da Malagueira in the middle of a lush walled garden.


2.
The second sketch is not dated. It is part of the studies for the coverd square with the half-dome, made around 1979.
In the background Évora’s skyline, a silouette repeated almost like a leit-motiv, known already by heart, which is traced automatically in this and many other sketches.
In this sparticular sketch, the point of view is at eye level, as in the first sketch. It is possible to overlap them. They match partially together: the lines of the new construction overlap the topografy of the site. The profile in perspective of the half-dome reveals the wonderful view of the city, while giving shelter inside to a group of people and, again, to a square tub of water under a tree.


3.
The position from where Siza made the first sketch shows a precise location, recognised by the presence of two elements - the tub and the tree - which are rediscovered in the shadow of the half-dome in the second sketch.
In this way, the half-dome, Siza, the tree and the tub establish a mutual relationship.
The first sketch gives important information, but only with the second sketch can we look for the exact location that Siza choose during his first visit. In order to verify it, we should look for each of the elements in play in a site plan. The first site plan, drawn by Siza himself, proves what we found in the sketches. Inside the dense grid of housing, there stands a half-circle, inside which a small square (drawn free-hand) represents the tub. So, the half-circle shows the place where Siza stands in the first sketch. At the same time, Siza`s position in the first sketch shows the exat location where the half-dome is going to be built. And we only can prove it because of the presence of the tub under the tree.
The mutual relationship between the four elements gives birth to a peculiar, perhaps elicoidal, movement. And, at first glance, the temporal differences between both sketches is non-existing.

Is that movement, established between the two sketches, also present inside the first sketch - where Siza draws himself drawing, and what Siza is drawing is the drawing itself- ?
Can we see Siza’s work at Évora in that peculiar movement? Can we perhaps find in his words, his sketches, his architecture something of that movement?

“The decaying things in ruins lend the new structures form, undergo transformations and change the forms themselves”


Barcelona, September 27, 1997
Enrico Molteni



A PROPOSITO DI DUE SCHIZZI DI ALVARO SIZA
Schizzi per il progetto del Quartiere della Malagueira, Évora, Portogallo


1.
Il primo schizzo è del marzo 1977. Un disegno che testimonia la prima visita di Siza ad Évora.
Siza percorre i 27 he del terreno a progettare fuori le mura seguendo i cammini rurali che il passo di qualche abitante dei quartieri clandestini tiene ancora in vita. Uno di questi sentieri conduce ad una vasca d’acqua situata ai piedi di una quercia da sughero.
Il disegno rappresenta precisamente la figura di un uomo, in primo piano, difianco ad una vasca d’acqua ai piedi di un albero. È lo stesso Siza, di spalle, solo in mezzo ai campi, che sostiene un quaderno mentre disegna. I segni registrano il profilo della città, con le torri della cattedrale, in cima alla collina, ai suoi piedi le lievi ondulazioni del terreno, una “linea d’acqua” che corre diagonalmente, tre alberi bassi, la chioma di un un eucalipto sulla sinistra. La parola “quinta” indica la posizione della Quinta da Malagueira in mezzo al rigoglioso giardino cintato.


2.
Il secondo schizzo non é datato: probabilmente è del 1979. Appartiene agli schizzi di studio della piazza coperta con la semi-cupola, che risalgono appunto a quel periodo.
Al fondo il profilo di Évora, una siluette ripetuta quasi come leit-motiv, tracciato ormai a memoria e presente in questo e molti altri schizzi.
Il punto di vista è in questo caso ad altezza dell’occhio, come nel primo schizzo. È possibile sovrapporre i disegni. Coincidono parti e appaiono altre nuove. Alla topografia del luogo si sovrappone la forma della nuova costruzione. Il profilo di scorcio della semicupola rivela da una parte la meravigliosa vista sulla città, mentre protegge al suo interno un gruppo di persone e, di nuovo, una vasca quadrata ai piedi di un albero da sughero.


3.
La posizione dalla quale Siza tracciò il primo schizzo non è un luogo qualsiasi: è un punto preciso, riconosciuto per la presenza di quei due elementi - l’albero e la vasca - riscoperti all’ombra della semicupola nel secondo schizzo.
In questo modo la semicupola, Siza, l’albero e la vasca, mettono in moto un gioco di mutue relazioni. Il primo schizzo offre importanti informazioni, ma è solo con il secondo che possiamo rintracciare con esattezza il luogo che Siza sceglie durante quella prima visita.
Rintracciando ciascuno degli elementi in gioco in una planimetria di progetto possiamo verificare quanto detto.
Il primo piano disegnato a matita dallo stesso Siza conferma le informazioni contenute negli schizzi: tra la fitta trama ortogonale delle abitazioni troviamo un semicerchio e, al suo interno, un piccolo quadrato, calcato a mano libera, che rappresenta la vasca d’acqua.
Occultando il disegno di progetto possiamo risalire ad un piano che corrisponde al momento appuntato nel primo schizzo e situare Siza con esattezza. Il procedimento può essere anche l’inverso, partendo dalla posizione di Siza per disegnare conseguentemente la semicupola.
La semicupola indica così il luogo in cui si trova Siza nel primo schizzo. Ma, a sua volta, la posizione di Siza nel primo schizzo indica il luogo in cui si trova la semicupola. Tutto ciò può essere provato solo per la presenza della vasca quadrata ai piedi della quercia da sughero.
La relazione di reciprocità tra questi elementi innesca un movimento peculiare, forse elicoidale. (E annula per un momento la distanza temporale dei due schizzi.)
Questo movimento si stabilisce tanto all’interno del primo schizzo - in cui Siza disegna se stesso disegnando e il contenuto del disegno di Siza è il disegno stesso.- come tra i due schizzi sovrapposti? Possiamo vedere il lavoro di Siza ad Évora in questo movimento? Possiamo forse trovare nelle sue parole, nei suoi schizzi, nella sua architettura qualcosa di questo movimento?

“Le rovine danno forma alle nuove strutture e, trasfigurandosi, le modificano.”

Barcelona, 27 settembre 1997
Enrico Molteni









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